Appunti per un tempo nuovo

                 Dal nostro diario dei tempi del Covid – 1 maggio 2020                                                           
Appunti per un tempo nuovo                                                                                 (testo in fase di revisione, torna qui                                                                    per rileggerlo e fallo crescere con noi)
 
Scoprire l’erba a partire dall’erba.
Scoprire il fiume a partire dal fiume.
Scoprire il bosco a partire dal bosco.
E così per la terra, gli uccelli, gli insetti e i caprioli, le volpi, gli scoiattoli…
Erba a partire dall'erba
Una buona prassi; guardare l’erba dall’erba. 
Scoprire la lentezza, a partire dalla lentezza.
Scoprire il silenzio, a partire dal silenzio.
Scoprire la bellezza, a partire dalla bellezza.
E così per lo sguardo, l’ascolto, l’attesa…
 
Questo abbiamo cercato qui in questi anni e vorremmo fosse per voi Ostello il Gruccione.
 
Un ritiro da cui partire o ri-partire dall’essenziale, anche dal silenzio, dal povero (inteso come ciò che basta e fa bene), dal profondo.
Un isolamento, come quello che alcuni privilegiati, che non sono stati colpiti direttamente da lutti, hanno potuto sperimentare, in cui non sentirsi soli, ma più in contatto con se stessi e, a partire da questo, con l’Altro.
Una parola scambiata, lentamente, nell’ascolto, che si faccia pane paziente, come quello ben lavorato che dura sette giorni ed è ancora più buono e prenda sostanza dall’incontro con l’ umano, atteso, sentito e desiderato, sempre, come ad una nascita cercata ed come dopo una lunga assenza che non è stata invano.
Una ricerca della Bellezza nell’infinitamente piccolo ed invisibile agli occhi.
Un balcone, una scala, un provvisorio approdo per fare pace, o almeno provare a fare un armistizio , anche dentro di noi, con la diversità a partire dalla sua base naturale, la biodiversità e con la paura dell’estraneo che ci rifiutiamo di riconoscere ma, in realtà, ci abita e non vediamo in noi.
Un ponte, un porto, una culla che possa accogliere, chi è assetato, stanco, solo perché ha avuto la strada in salita e ha conosciuto, forse troppo presto, l’incompletezza e l’imprevedibilità della vita, perché se si vede solo ciò che è intero e non straziato non si vede che la scorza e non si impara.
Un appassionato sguardo anche sull’orrore dell’uomo quando è bestia per l’uomo, sullo squilibrio economico, sociale, culturale e l’ingiustizia che ne deriva, sullo sradicamento dalla natura, dalle terre d’origine, da una comunità viva di legami, qualsiasi essa sia, e dall’io profondo, che sono in parte causa della disparità di distribuzione di risorse, sul consumo esasperato, senza rispetto e senza protezione,della terra, perché non può esserci felicità, se non è collettiva e di tutte le creature viventi e non viventi (anche dei morti sì, perché anche loro potranno essere una risorsa dentro di noi e anche delle materie e dei pianeti che ci appaiono inerti e lontani, ma che ci danno vita).
Un posto libero e paziente per l’arrivo di chi è a piedi, in tutti i sensi, in cui chiunque possa sentire quanto aspiriamo a ritenere ospitale l’attesa e che abbiamo intravista la possibilità di un cammino che si apre camminando.
Un luogo che si fa riconoscere come scrigno di sogni, desideri, potenzialità da scoprire ed aprire insieme.
Un tempo non sospeso, ma pieno, perché il tempo che abbiamo da vivere possa diventare il tempo che scegliamo di vivere, un tempo ritrovato, di rinascita, di scoperte, come quelle di un bimbo che scopre l’acqua a partire dall’acqua e l’erba a partire dall’erba…
Acqua a parrtire dall'acqua
Un’altra buona prassi: scoprire l’acqua, nell’acqua del fiume Stirone
(Grazie a Francesco d’Assisi, Antoine de Saint-Exupéry, Elio Vittorini,  Arturo Paoli, Italo Calvino, Aldo Capitini, Adriano Olivetti, Simone Weil, Julia Kristeva, Edmond Jabes, Christian Bobin e tanta gente incontrata per strada per gli insegnamenti e la via)