QUANDO LA PASTASCIUTTA ERA IN BIANCO… …E LE CAMICE NO!
Il più bel discorso contro il fascismo furono le parole di papà Cervi quando, il 27 luglio 1943, per festeggiare l’arresto di Mussolini, offrì agli abitanti di Campegine ben 370 kg di pasta condita con burro e formaggio.
Nel 73° anno della Liberazione proponiamo un menù in ricordo della storica “pastasciutta antifascista” di casa Cervi .
I “golosi” possono aggiungere all’essenziale menù da noi proposto lo stufato di cinghiale e numerosi dolci fatti in casa.
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Alla caduta del fascismo, il 25 luglio del 1943, fu grande festa a Casa Cervi, come in tutto il Paese. Una gioia spontanea di molti italiani che speravano nella fine della guerra, nella morte della dittatura. La Liberazione verrà solo 20 mesi dopo, al prezzo di molte sofferenze. Ma quel 25 luglio, alla notizia che il duce era stato arrestato, c’era solo la voglia di festeggiare e, a Campegine, la famiglia Cervi, insieme ad altre famiglie del paese, il 27 luglio, portarono in piazza, nei bidoni del latte, la pastasciutta.
“…con un rapido passaparola gli abitanti si riunirono intorno al carro e alla “birocia” che aveva portato la pasta. Anche molti Partigiani scesero giù dalle montagne, e tutti in fila per avere un piatto di quei maccheroni conditi a burro e formaggio che, in tempo di guerra e di razionamenti, era un pasto di vero lusso…”
C’era la fame, ma c’era anche la voglia di uscire dall’incubo del fascismo e della guerra, il desiderio di “riprendersi la piazza” con un moto spontaneo, dopo anni di adunate a comando e di divieti impopolari. Di quel 25 luglio, di quella pagina di storia italiana, è rimasto ben poco nella nostra memoria collettiva. Eppure in quella data c’è stato in tutta Italia uno spirito genuino e pacifico di festa popolare: prima dell’8 settembre, prima dell’occupazione nazista tedesca, prima della Repubblica di Salò… …ancor prima del coraggio dei Partigiani e della Lotta per la Liberazione.